Le News sono ora integrate da un notiziario più ampio. Non solo brevi informazioni, ma un qualcosa che si avvicina ad un giornale: notizie, informazioni, commenti, riflessioni, storia, storie, opportunità di studio e di lavoro. Tutti sono invitati a dare il loro contributo per una crescita comune.
Perché NOCOST? NOCOST è un acronimo: NOtiziario del COrso di STudio. Ma NOCOST fa riferimento anche a "No cost campaign", un termine coniato inizialmente da uno studente dell'Università di Stanford, riferendosi ad una campagna politica in cui i candidati corrono senza fondi. Questa si basava sui principi della rete Web 2.0. Oggi questo strumento è sempre più collaudato e fruibile da tutti, ed è per questo che il suo uso può essere di grande aiuto ad una condivisione delle informazioni e delle idee con l'obiettivo di rendere l'ambiente universitario più "amichevole". |
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Intervista a Caterina Rapisarda
| di Marcello Salmeri
| Caterina Rapisarda si è laureata con lode in Ingegneria Elettronica, presso l'università di Tor Vergata nel 2010. Dal 2011 lavora per Leonardo, ex Finmeccanica, nella divisione Elettronica per la Difesa Terrestre e Navale, occupandosi principalmente di processing per radar AESA di nuova generazione. Le piace la danza classica, viaggiare e giocare con Perla Grace, il suo gatto di quasi due anni. |
Che studi superiori hai fatto e dove? Mi sono diplomata al Liceo Scientifico nel 2004 a Roma, città nella quale vivo tutt'oggi.
Come hai deciso di iscriverti a Ingegneria? A casa mia si è sempre respirata una certa aria “scientifica”: mio fratello e mia sorella, così come mio padre, sono ingegneri. Mi ricordo che un Natale chiesi come regalo una Barbie e il Meccano. Arrivata al termine delle superiori, ero indecisa tra la facoltà di Ingegneria e quella di Medicina: confesso di aver fatto la scelta con l'incoscienza dei diciotto anni.
Perché a Tor Vergata? La facoltà di Ingegneria aveva un ottimo ranking. Inoltre mia sorella era iscritta e frequentava: mi aveva dato feedback assolutamente positivi.
Come è stato il tuo impatto con l'università? Dal profilo umano è stato molto positivo: ho incontrato quelli che sarebbero poi diventati amici di una vita. I professori erano severi ma sempre pronti ad ascoltare e a rispondere ai dubbi quando riconoscevano uno studente che s'impegnava.
Quali sono state le maggiori differenze che hai trovato rispetto al tuo percorso scolastico? Avendo frequentato il liceo, ho avuto una formazione sicuramente non tecnica. Quando sono iniziati i primi esami specifici, confesso di essermi spaventata parecchio. Ricordo ancora l'esame di “Componenti Elettronici”: pensavo di aver sbagliato facoltà.
Hai qualche aneddoto che ricordi con particolare piacere? Ho davvero tanti bei ricordi, mi resta difficile selezionarne uno. L'impegno con lo studio era tanto, ma non sono mai mancanti i momenti di divertimento insieme ai miei compagni di corso: per ridere, bastava veramente un nonnulla…
Come ti sei trovato come ambiente a Tor Vergata? Molto bene: un ambiente giovane, in cui ognuno fa la sua parte.
Quale corso di laurea hai frequentato? Il corso di laurea di Ingegneria Elettronica.
Ritieni che l'università ti abbia preparato adeguatamente per il mondo del lavoro? Mi ha dato tutti gli strumenti per affrontare il lavoro tecnico.
Secondo te, ci sono argomenti che ti sarebbero stati utili, ma non hai svolto durante il tuo percorso? Credo che sia importante che i ragazzi che stanno per scegliere la facoltà e che seguano il corso di studi, abbiano ben chiaro quale sia il panorama lavorativo che li aspetta. Potrebbe essere utile inserire nei corsi delle lezioni tenute da persone provenienti dal mondo dell'industria.
Come hai scelto la tesi da svolgere? Mi incuriosivano le applicazioni mediche dell'ingegneria elettronica, questa curiosità è stata alla base della scelta della mia tesi triennale. Per la magistrale, ho fatto una scelta in continuità con la mia specializzazione, che è elettronica per l'alta frequenza.
Su quale argomento hai svolto la tesi? Ho fatto due tesi sperimentali: una per la laurea triennale e una per quella specialistica. La triennale ha riguardato un metodo automatico di analisi d'immagini mammografiche per la classificazione di micro calcificazioni al seno. Per la magistrale ho lavorato sulla progettazione di switch e phase shifter su Silicio-Germanio per radar a banda ultra larga.
Ti è stata utile la preparazione alla tesi per le tue conoscenze e competenze? Assolutamente sì, sia dal punto di vista tecnico che da quello di stesura di documenti ufficiali, come articoli e presentazioni.
Come hai iniziato a cercare un lavoro? Attraverso internet. Ho fatto una lista di aziende e ho mandato il mio CV o fatto l'applicazione sul loro sito. Consiglio a tutti quest'approccio: fare tanti colloqui, indipendentemente dal loro esito, aiuta a sciogliersi, soprattutto per chi, come me all'epoca, non aveva alcuna esperienza lavorativa.
Puoi descrivere il suo percorso lavorativo? Subito dopo la laurea magistrale ho scelto di lavorare in un'azienda che si occupa di strumentazione elettronica: vendita e leasing. Lo scopo del mio lavoro era capire le esigenze del cliente in modo da proporgli la migliore soluzione. Ho avuto un responsabile davvero bravo, che mi ha insegnato tanto e al quale devo molto. Dopo meno di un anno sono passata a Leonardo, precedentemente Selex-SI, azienda nella quale lavoro ancora oggi.
Che lavoro fai oggi? Lavoro nel campo dei sistemi radar. In particolare mi occupo di data processing per radar di ultima generazione.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Riuscire a trasformare le esigenze dei nostri clienti in un prodotto allo stato dell'arte della tecnologia.
Quali sono oggi i tuoi sogni? Mi ritengo una persona molto fortunata. Sin dall'università ho avuto attorno a me persone pronte a collaborare, a condividere idee ed esperienze e a farmi crescere professionalmente. Vorrei ricambiare quello che ho ricevuto, diventando a mia volta un punto di riferimento per altre persone. Credo sia questo il vero significato di “fare carriera”.
L'ingegneria è ancora un mondo appannaggio degli uomini? Ahimè, in Italia direi proprio di sì. Quando va bene, partecipo a riunioni e incontri in cui la quota rosa è 1:10. Sarebbe bello che ogni persona riuscisse a realizzarsi attraverso scelte consapevoli, senza condizionamenti culturali. E alle ragazze dico: fate rete! Fate rete con le altre ragazze e con tutti gli uomini (e ce ne sono) che guardano solo la vostra professionalità.
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